Rivoluzione alla naftalina per le etichette: l’Europa cambia tutto per non cambiare nulla

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Da domani, martedì 22 novembre 2011, le etichette dei prodotti alimentari cambieranno… Tranquilli: non ci sarà alcuna rivoluzione. O meglio, la rivoluzione ci sarà ma puzzerà maledettamente di naftalina. Fra poche ore sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea verrà pubblicato il nuovo regolamento comunitario (mi viene un po’ di nausea solo a scrivere la parola “comunitario”) che introduce l’obbligo di indicare parecchie informazioni in più sulle confezioni degli alimenti. Peccato che fra queste informazioni manchi la più importante: il Paese d’origine delle materie prime impiegate. Diventa obbligatoria la dichiarazione nutrizionale (contenuto energetico, grassi, carboidrati, sale ecc), bisognerà dichiarare la presenza di allergeni (per esempio il frumento o le uova),  non si potranno più utilizzare immagini fuorvianti come per esempio foto di preparazioni diverse dal contenuto della confezione. Tutte informazioni opportune e benvenute ma che non risolvono i dubbi dei consumatori. Pensiamo agli alimenti importati dai Paesi dove gli organismi geneticamente modificati sono legali: con una semplice triangolazione attraverso un Paese terzo le materie prime vengono “ripulite” e finiscono sulle nostre tavole.
Sempre secondo il nuovo regolamento europeo le indicazioni obbligatorie sulle etichette dovranno essere stampate con un carattere di dimensioni tali per cui la “x” minuscola non potrà essere inferiore a 1,2 millimetri, oppure, se la confezione è più piccola di 80 centimetri quadrati come nella stragrande maggioranza dei casi,  non inferiore a 0,9 millimetri. Roba da lente d’ingrandimento!
La provenienza della materie prima è obbligatoria soltanto per la carne fresca. In sostanza viene estesa la tracciabilità già in vigore per i bovini e il pollame anche alla carne di maiale, all’agnello, alla capra. Mentre rimarrà ancora “top secret” la carta d’identità dei salumi e dei formaggi. Al pari della pasta, del riso e di qualche altro migliaio di prodotti. Bazzecole, insomma!
Questa rivoluzione alla naftalina scatta proprio mentre da noi la legge sull’etichetta parlante, approvata a gennaio dal Parlamento italiano, è finita nel dimenticatoio. I tavoli di confronto previsti dal Ddl Zaia sono stati convocati e sconvocati prima da Galan e poi da Romano (parlo di Francesco Saverio). Finiti in naftalina i due esponenti del governo di Silvietto (pure lui però rischia l’imbalsamazione), il neoministro Mario Catania conosce bene il problema perché è stato al dicastero delle Politiche agricole per una vita. Se non convocherà i tavoli di filiera nel giro di poche settimane significa che tutto il lavoro sulla tracciabilità e sulla dichiarazione d’origine è destinato a finire in soffitta.
Nel frattempo gustiamoci questa inebriante rivoluzione alla naftalina voluta da Bruxelles. Non ci resta altro.

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