Salta il Trattato transatlantico. Ha vinto l’Europa dei popoli

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Il Trattato transatlantico di libero scambio è finito sul binario morto. Dopo anni di trattative infruttuose, giunte al quattordicesimo round negoziale Francia e Germania annunciano lo stop al TTIP, acronimo di Transatlantic trade and investment partnership. Dapprima il vicecancelliere tedesco e leader dei socialdemocratici, Sigmar Gabriel, e poi il viceministro francese del Commercio estero Matthias Fekl, hanno sancito lo stop al confronto tra le due sponde dell’Atlantico. Troppo distanti le posizioni fra Stati Unite e Unione europea e troppo intransigente Washington nel pretendere che l’Europa dica sì ai contenuti più controversi: sicurezza alimentare, Ogm non riconoscibili in etichetta, tutela (negata) della nostre Dop, possibilità di invadere i mercati della Ue con i tarocchi made in America, accesso delle multinazionali agli arbitrati anche per contestare le leggi degli Stati. 

Sigmar Gabriel
Sigmar Gabriel

Non ho intenzione di ripercorrere per intero il campionario dei 27 capitoli in cui si divide il TTIP destinati, quasi tutti, a far prevalere la logica mondialista sulla sovranità nazionale. C’è invece un elemento nuovo, stigmatizzato da molti media italiani, che ha impresso la svolta alle trattative, portandole sul binario morto: Germania e Francia si avviano alle elezioni, previste in entrambi i Paesi nel 2017. Dunque secondo gli epigoni della globalizzazione governi e partiti si stanno smarcando dal Trattato transatlantico perché è inviso alla maggior parte delle popolazioni europee. Peccato per loro che a decidere non sia un governo di ottimati, i notabili della politica e degli interessi forti, meglio se stemperati in chiave europea. Ma i campioni del liberismo col portafoglio degli altri se ne dolgono. Chissenefrega se la Nato economica verrebbe imposta, con un meccanismo decisionale limitato alle élite europee, a 500 milioni di persone. 

Carlo Calenda
Carlo Calenda

Per fortuna l’imminenza delle elezioni a Parigi e Berlino ha indotto i governi dei due maggiori Paese Ue a congelare le trattative, sganciando la locomotiva al treno mondialista. Il timore di una bocciatura epocale alle urne per Hollande e la Merkel è però il segno inequivocabile che Francia e Germania avrebbero soltanto potuto dire sì al TTIP contro il volere della stragrande maggioranza degli elettori. E se hanno prevalso i popoli dei due Paesi sugli interessi delle caste non possiamo che rallegrarci. Qualcuno, per favore, lo spieghi al nostro ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che ha premuto fino alla fine perché l’Europa firmasse il Trattato transatlantico. La democrazia funziona così: vince la volontà della maggioranza delle persone. Deve farsene una ragione.

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