È arenato sull’agricoltura l’accordo per la Nato economica. Meno male

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L’accordo di libero scambio fra Europa e  Stati Uniti è bloccato. Il negoziato sulla Nato economica è in stallo dopo l’ennesimo no degli americani a cedere qualcosa (poco in verità) sul riconoscimento delle indicazioni geografiche e sulla lotta alla contraffazione. Da un lato i negoziatori Usa non ne vogliono sapere di riconoscere l’unicità delle Dop (Denominazioni d’origine protette) e delle Igp (Indicazioni geografiche protette) europee. Per intenderci parliamo di prodotti come il Parmigiano Reggiano o il prosciutto San Daniele. Negli States si producono migliaia di imitazioni ed è stimato che almeno un terzo del ricchissimo mercato Usa dei formaggi, un business da 20 miliardi di dollari l’anno, sia riconducibile proprio a specialità italiane contraffatte. Gli statunitensi, però non ne vogliono sapere di rinunciare a quello che loro ritengono un diritto: falsificare sistematicamente le nostre specialità agroalimentari. Ho già ricostruito la vicenda in due post, il primo pubblicato il 20 maggio scorso e il precedente del 17 aprile. Alimentato dalla potentissima lobby dell’industria agroalimentare americana, esiste un movimento d’opinione che si batte per poter continuare ad utilizzare quelli che gli statunitensi definiscono «nomi comuni alimentari». E che in realtà coincidono con la stragrande maggioranza delle indicazioni d’origine europee. Di questo si occupa il Consorzio per i nomi comuni.

Di nuovo c’è che con un colpo di coda la commissione Barroso – scaduta e in procinto di essere rinnovata – ha finalmente detto un «no» secco agli americani. Il testo su cui si sta trattando è top secret, ma alcune indiscrezioni di fonte francese riferiscono che non soltanto l’amministrazione Obama non cede di un passo nella difesa dei cibi made in Italy taroccati. Ma pretende di poter esportare e vendere in Europa, quindi anche in Italia, i falsi. Quindi se passasse questa impostazione al supermercato, accanto agli originali, troveremmo il Parmesan, il Combozola, l’American Asiago, la Fontina del Wisconsin. Non solo negli States continuerebbero a circolare i cibi camuffati da italiani, ma queste stesse truffe ce le ritroveremmo a casa nostra.

Da qui il «no» del commissario europeo all’Agricoltura  (scaduto)  Dacian Ciolos. Ecco cos’ha dichiarato dopo aver visto a Bruxelles il segretario all’agricoltura Usa, Tom Vilsack:

  Da parte della Ue non ci sarà un accordo Ttip senza le indicazioni geografiche. Si deve smettere di tenere delle posizioni ironiche nei confronti delle indicazioni geografiche senza sapere di cosa si tratta, e non si può accettare che negli Usa si utilizzi impropriamente, ad esempio, il termine Parmigiano con accanto la bandiera italiana o il termine Feta accompagnato dalla bandiera greca e così via. Né gli europei vogliono le carni agli ormoni e non vedo perché dovremmo fare delle concessioni su questo, non vogliono neppure gli steroidi come la ractopamina, o gli Ogm. Noi abbiamo regole chiare e non prevediamo di ridurre i nostri standard.

Affermazioni che confermano le indiscrezioni più pessimistiche. L’America si prepara a invadere i nostri mercati con prodotti che da noi sono fuorilegge. Ecco la verità sul Trattato transatlantico di libero scambio. La Nato economica sarebbe quasi a senso unico. Dalla sponda occidentale dell’Oceano partirebbe di tutto. E noi saremmo obbligati ad aprire le frontiere e chiudere gli occhi. I liberisti di casa nostra con le tasche e la salute degli altri – che poi sono la stragrande maggioranza – farebbero bene a riflettere prima di cantarne le lodi.

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