Galan, l’Europa e l’etichetta parlante

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Mercoledì il ministro dell’Agricoltura Giancarlo Galan ha spiegato bene il meccanismo in base al quale scatterà l’obbligo di mettere l’etichetta d’origine sugli alimenti. Mi era sfuggito nel bla bla generale, mentre vale la pena di chiarirlo. “La legge 204 del 2004 (la precedente normativa in materia)”, ha detto il ministro, “fu censurata dalla Commissione Europea perché conteneva l’obbligo immediato di indicazione in etichetta dell’origine della materia prima agricola per tutti i prodotti. Ora noi con questa legge [la nuova, ndr] abbiamo affermato il principio di ordine generale in linea con gli orientamenti comunitari. Individueremo poi filiera per filiera (prodotto per prodotto) le regole da trasmettere alla Commissione europea, ad esempio per il formaggio, il  pomodoro, eccetera”.
“La Commissione”, ha aggiunto Galan, “avrà tre mesi di tempo per l’esame del provvedimento e per darci l’autorizzazione”.
Un iter che si dovrà ripetere per ogni prodotto. Non so, francamente, se sarà possibile presentare più d’una autorizzazione alla volta. Mi auguro di sì altrimenti per coprire gli alimenti più diffusi occorreranno centinaia d’anni. E onestamente sono curioso di vedere all’opera questa macchina da guerra che dovrebbe garantirci di sbaragliare le lobby dell’industria alimentare (appoggiatissime da Bruxelles) e vedere le nostre dispense piene di scatole, lattine e pacchetti con sopra l’etichetta “parlante”.

Il ministro Giancarlo Galan
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