La Commissione dice no al latte microfiltrato con l’etichetta d’origine

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La Commissione europea boccia il decreto con cui l’Italia voleva introdurre la dichiarazione d’origine obbligatoria, in etichetta, per il latte a lunga conservazione e per quello microfiltrato. Il provvedimento all’esame di Bruxelles da alcuni mesi risale allo scorso anno ed era stato presentato dall’allora ministro della Politiche Agricole Mario Catania. Grande soddisfazione da parte dei lobbisti dell’industria alimentare che non perdono occasione per festeggiare ogniqualvolta i nostri produttori agricoli incassano un «no» da Bruxelles. Strano atteggiamento…
In sostanza il veto della Commissione si riassume nello scarno articolo 1 della Decisione comunitaria pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Ue il 28 agosto scorso:

La Repubblica italiana non adotta le disposizioni di cui all’articolo 2, paragrafo 1, del decreto notificato recante modalità di indicazione dell’origine del latte a lunga conservazione, del latte UHT, del latte pastorizzato microfiltrato e del latte pastorizzato ad elevata temperatura.

Lascio ai lettori di Etichettopoli il piacere di scoprire le amenità con cui l’Europa giustifica il proprio no. Mi limito a segnalare fra i tanti questo passaggio del provvedimento:

La Commissione rileva che il campo d’applicazione del decreto notificato non comprende i tipi di latte con una durata di conservazione (molto) limitata (latte crudo, latte pastorizzato). Proprio questi ultimi potrebbero quindi con più probabilità essere percepiti dal consumatore come di origine italiana.

Il politburo di Bruxelles finge di ignorare che per il latte fresco è già in vigore in Italia l’indicazione d’origine obbligatoria in etichetta. Paradossale. Anzi, grottesco. Come tutto quel che riguarda le manovre comunitarie contro il vero made in Italy. Per fortuna sul mercato inizia ad arrivare anche latte a lunga conservazione che certifica l’origine italiana del prodotto. E sui banconi dei supermercati i consumatori possono fare una scelta consapevole e di sicurezza alimentare. In barba all’Europa, all’industria e ai suoi lobbisti.

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