Primi no agli Ogm in Usa. E l’etichetta inglese col semaforo fa arrabbiare l’industria

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L’obbligo di indicare nelle etichette degli alimenti la presenza di Ogm (Organismi geneticamente modificati) sta entrando in vigore in due stati degli Usa, il Connecticut e il Maine. I Parlamenti locali sono in procinto di approvare provvedimenti che renderanno vincolante scrivere selle confezioni se i cibi siano o meno transgenici. In realtà l’obbligo, almeno per il Connecticut, non scatterà automaticamente. La legge locale, infatti, prevede che le nuove norme diventino vincolanti solo se analoghi provvedimenti verranno assunti in altri 4 stati del Nord Est. E uno di questi deve essere confinante con lo Stato della noce moscata. Per ora, dunque, gli abitanti di Hartford e zone limitrofe dovranno accontentarsi delle solite etichette reticenti.
Tutto questo mentre la Gran Bretagna ha appena varato un sistema di etichettatura nutrizionale (nulla a che vedere con l’origine dei prodotti né con gli Ogm) che utilizza il meccanismo del semaforo: verde, giallo e rosso. In una scala in cui il primo colore rappresenta una promozione e l’ultimo una sostanziale bocciatura. L’etichetta inglese non è ancora entrata in vigore, ama già le organizzazioni europee dell’industria alimentari hanno lanciato il primo allarme: prodotti di alta qualità, come i formaggi Dop italiani, rischiano di beccarsi un semaforo rosso, per i contenuti di grassi. Il rischio in effetti c’è e sarebbe un peccato che il made in Italy alimentare venisse penalizzato da un sistema di etichettatura stupido, nel senso che non certifica la qualità dei cibi a cui è applicato. A dire no sono state, assieme alla nostra Federalimentare anche il Clitravi (Centro di collegamento delle industrie trasformatrici di carne della Ue) e l’Eda (Associazione europea dei produttori lattiero caseari) si dicono «molto preoccupate». In questo caso i timori dell’industria sono condivisibili. Il rischio è, ad esempio, che dei pessimi formaggi, prodotti a partire da latte scadente, solo perché hanno un basso contenuto di grassi vengano promossi e ottengano il verde dal sistema di etichettatura britannico.
Peccato che la grande industria sia allergica a ogni tipo di etichetta, anche quella che potrebbe certificare l’origine e la qualità delle materie prime alimentari impiegate per ogni prodotto.

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