Altolà dell’industria: il segreto sugli ingredienti dei cibi deve restare

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Non sono passati neppure sei mesi dalla prima lettera con cui la Federalimentare chiedeva al ministro dell’Agricoltura di fermare l’indagine della Forestale sulla pasta #italianamanontroppo ed ecco che arriva il bis. Questa volta il numero uno della Confindustria del cibo, Filippo Ferrua, si è rivolto ad un altro dicastero, quello della salute, con una missiva indirizzata a Beatrice Lorenzin. La notizia rimbalza dagli ambienti dei lobbisti vicini a Federalimentare.

La ministra aveva insediato un comitato di esperti incaricato di studiare come togliere il segreto dalle importazioni di materie prime alimentari destinate a diventare finti cibi made in Italy. L’elenco, naturalmente, doveva includere anche le imprese che le utilizzano.
Ebbene, dopo la prima lettera con cui Ferrua chiedeva di stoppare i controlli della Forestale sui pastai che mettono il tricolore sulla confezione pur utilizzando grano duro non italiano, ecco che arriva un secondo altolà. Nel primo caso l’allora ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo, già sotto pressione per una vicenda legata alle nomine nell’Asl di Benevento (che per altro non l’ha mai vista coinvolta nelle indagini), aveva ceduto alle pressioni della Federalimentare.
Di quest’ultima missiva si sa ancora poco. Né ci sono conferme ufficiali. Per capire se ha colto nel segno non resta che attendere qualche settimana. Se, come per la pasta, di desecretare l’elenco degli ingredienti stranieri usati nei cibi made in Italy non se ne parlerà più, vorrà dire che la trasparenza a tavola ha perso ancora una volta.

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