Nuovo scandalo, gli inglesi scoprono il finto pomodoro italiano made in China

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Pomodoro «made in Italy» fatto con il concentrato dei frutti rossi non italiani ma provenienti dalla Cina. Lo scandalo è scoppiato in Inghilterra, quando la catena di supermercati Asda – seconda per dimensione alle spalle del colosso Tesco – si accorge nel 2010 che i barattoli di passata confezionati dall’italiana Ar Industrie contengono sì pomodori. Ma cinesi. Scattano le segnalazioni e le denunce fino a quando, lo scorso anno, si arriva alla condanna di Antonino Russo, 83 anni, il «re del pomodoro». Che prende 4 anni e una multa. A riferire l’intera storia è il quotidiano inglese The Guardian che titola «Pulp fiction: Asda’s “made in Italy” tomato puree hails from China». Dove il termine «pulp» va inteso letteralmente come «polpa» e fiction sta per «finzione». Quella del pomodoro italiano che italiano non è.
Ora è in corso a Salerno il processo d’appello. Ma dall’indagine è emerso un fatto gravissimo Il pm Roberto Lenza ha dichiarato al Guardian: «L’imputato non nega di avere usato pomodori cinesi. Ma si difende sostenendo che, processandoli nel suo stabilimento, ha diritto di mettere sull’etichetta che sono un prodotto italiano». Le autorità italiane, riferisce il quotidiano inglese, non la pensano così: aggiungere acqua e sale, dicono, è un procedimento «minimo», troppo poco per sbandierare l’etichetta made in Italy.
In realtà Antonino Russo si è portato avanti sulla strada che ha intrapreso la Commissione europea. A metà febbraio, infatti, il vicepresidente dell’eurogoverno Antonio Tajani e il commissario alla salute Tonio Borg hanno presentato la nuova proposta di regolamento sull’etichetta «made in…». Che prevede proprio di poter attribuire ai prodotti la nazionalità del Paese dove è avvenuta l’ultima lavorazione. E non è un caso se proprio ieri Lisa Ferrarini, presidente del comitato Made in Italy di Confindustria ha parlato di «filiere produttive», che sono «per fortuna globalizzate», intervenendo sulla polemica scatenata dai servizi di intelligence, a parere dei quali lo shopping dei grandi gruppi stranieri a danno dell’Italia nasconde la volontà di sottrarci tecnologie e know how.
Da tempo si parla delle importazioni di pomodoro dalla Cina e la nostra industria conserviera si è difesa dicendo che si tratta di materie prime utilizzate per prodotti destinati ai mercati esteri. Proprio come accade alla Ar Industrie di Antonino Russo. Ma questo non ci deve tranquillizzare. Il made in Italy taroccato rischia di essere un boomerang per l’intera industria alimentare: quando gli stranieri si accorgeranno che vendiamo loro di tutto tranne alimenti davvero italiani per il made in Italy sarà la fine.

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