Viaggio fra gli scaffali dell’Iper di Montebello a caccia dell’extravergine made in Italy

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Dopo la scoperta di una gigantesca partita (450mila chilogrammi) di olio deodorato destinata a finire sulle nostre tavole il ministro della Politiche Agricole Giancarlo Galan aveva invitato i consumatori ad «affidarsi al nostro sistema di tracciabilità e di etichettatura, già in vigore per l’olio di oliva extravergine in tutta Europa. Se compreranno oli italiani», aveva dichiarato, «potranno stare tranquilli sul livello di una qualità che non ha eguali al mondo». Vero, ma come distinguere, mi chiedevo io, i prodotti made in Italy dagli altri? Dalle confezioni delle otto marche che Etichettopoli ha radiografato non si capisce l’origine. «Ottenuto con oli extravergini di oliva comunitari», c’è scritto invariabilmente sull’etichetta. 
«Quello non è olio italiano», mi hanno spiegato al Ministero delle Politiche Agricole, «ma se lo cerchi, in commercio quello made in Italy, riconoscibile come tale, c’è eccome».
Così, come avevo promesso ai lettori di Etichettopoli ho fatto il solito giro all’Iper di Montebello della Battaglia, il santuario della spesa per le casalinghe di Voghera. E in effetti di extravergine tutto italiano ne ho trovato parecchio. Le bottiglie di Dop (Denominazione di origine protetta) e Igp (indicazione geografica protetta) sono decine. Ma tutte con un prezzo superiore ai 10 euro al litro. Talvolta oltre i 20. Tutte tranne una: fra le marche commerciali ho trovato infatti il “Carapelli Oro Verde” che dichiara in etichetta: 100% italiano. «Frutto della accurata selezione di oli extra vergine italiani di altissima qualità»,  si legge sulla confezione, «Oro Verde esprime il meglio della tradizione olearia della nostra penisola». Il prezzo al litro è anche abbastanza contenuto, 5,90 euro. Bene: metto nella sporta la bottiglia che per rafforzare la caratteristica di originalità differisce dalle altre per il colore del vetro, verde scuro.
Ma sugli scaffali c’è un’altra varietà di Carapelli, il “Delizia Sapore Delicato”. In questo caso l’origine dichiarata è la solita: oli extravergini comunitari. Il prezzo al litro non è molto diverso dal “parente” (di marca) made in Italy: 5,25 euro, ma la confezione è da 0,75 litri e il cartellino riporta: 3,94 euro.
Dal confronto si intuisce che il “Delizia” non è italiano. E così dev’essere per le altre marche commerciali che ho censito in precedenza, Bertolli, De Cecco, Farchioni, La Ruota, Monini, Sagra e Sasso. Il prezzo però non aiuta: fra le due bottiglie Carapelli la differenza al litro è di appena 65 centesimi.

Certo sarebbe stato meglio poter leggere in chiaro la vera origine di tutti i prodotti in commercio sullo scaffale dell’Iper. Difficile immaginare che i consumatori si trasformino in 007 dell’origine e trascorrano ore nei centri commerciali, facendo i confronti (e i calcoli) che ho fatto io. Ma l’etichetta “parlante” non c’è perché come sanno i lettori di Etichettopoli l’Unione europea ha emendato con un proprio regolamento (il n. 182/2009) il decreto italiano del 2007 che rendeva obbligatorio scrivere sulla confezione il Paese di provenienza delle olive. Evidentemente la trasparenza non abita a Bruxelles. 

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