I dazi sul riso in arrivo dall’Estremo Oriente arriveranno. Probabilmente. Ma che fatica. Soprattutto, che figura l’Unione europea! Sempre più divisa alla meta. A decidere sulla proposta della Commissione Ue di reintrodurre le tariffe doganali per le importazioni di riso da Cambogia, Birmania e Vietnam era il comitato Sistema Preferenze Generalizzate, l’organismo tecnico che ha l’ultima parola sulle decisioni riguardanti il commercio interazionale della Ue. E in seno al comitato tecnico è andata in scena una spaccatura senza precedenti. Alla richiesta di introdurre i dazi proposti dalla Commissione europea hanno detto sì 13 Paesi:Italia, Francia, Spagna, Grecia, Belgio, Portogallo, Cipro, Polonia, Irlanda, Romania, Ungheria, Bulgaria e Slovacchia. Sono stati 7 gli astenuti: Slovenia, Malta, Austria, Germania, Croazia, Lituania e Lussemburgo. In 8, invece, hanno votato contro: Finlandia, Svezia, Gran Bretagna, Olanda, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia e Lettonia.
IL SUCCESSO DELLA COLDIRETTI
Fuor di polemica, bisogna riconoscere per obiettività che l’unica protagonista ad uscire vincitrice dall’intera vicenda è la Coldiretti che ha chiesto a gran voce i dazi e ha organizzato negli ultimi due anni sia in Italia sia a Bruxelles una serie di manifestazioni pubbliche di grande impatto e sempre molto partecipate, per sostenere la richiesta. E ai risicoltori europei le tariffe doganali sui cereali asiatici, faranno un gran bene, visto che serviranno a riequilibrare il mercato, distrutto dall’invasione di risone e riso confezionato importato a dazio zero. E a prezzi stracciati. Ma anche su questa partita la Ue si è divisa. Da un lato i Paesi come il nostro che puntano ancora sull’agricoltura. Dall’altro – astenuti o contrari – quelli ai quali del riso non importa nulla e sono disposti a far del male, parecchio male, ai coltivatori italiani, francesi , greci, portoghesi e romeni, pur di tutelare gli interessi delle loro industria di trasformazione o dei loro importatori. La realtà è questa ed è inutile fingere di non saperlo.
BRUXELLES ORA PUÒ DECIDERE
«La mancanza di una maggioranza qualificata – segnala obiettivamente la Coldiretti – consente ora alla Commissione di procedere con le misure da lei stessa proposte che prenderanno effetto da metà gennaio 2019». Ed è sempre la confederazione guidata da Ettore Prandini a dare le dimensioni della posta in gioco. Il sistema agevolato a dazio zero introdotto da Bruxelles per favorire i coltivatori dei Paesi asiatici «ha consentito di far crescere vertiginosamente le importazioni di riso indica lavorato da Cambogia e Birmania che nel 2008/2009 ammontavano a 5.297 tonnellate mentre nel 2017/2018 sono state 326.007 (e sono cresciute ancora nel 2018, superando le 372.000). Le vendite di riso lavorato italiano nella Ue invece sono passate da 240.305 tonnellate a 192.302 nello stesso arco di tempo (-20%) e le quotazioni della produzione nazionale sono crollate del 40% negli ultimi 2 anni».
Dunque ben vengano i dazi che serviranno sicuramente a salvare la risicoltura italiana. Ma visto come sono arrivati c’è da chiedersi quale sia il futuro, anche prossimo, dell’Unione europea.