Per l’Europa etichette sul binario morto

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L’atteso Consiglio europeo sull’etichettatura degli alimenti programmato per il 14 febbraio non si è tenuto. Come sempre, quando si tratta dei riti del potere che si svolgono a Bruxelles, non c’è stata alcuna comunicazione. La riunione dei ministri dei Ventisette non si è svolta. E basta. Se siete curiosi di capire come funzioni l’organismo che in Europa esercita il potere legislativo assieme al Parlamento (di Strasburgo) potete farvi un giro sulla Gazzetta Ufficiale, quella europea, e consultare il fascicolo del 15/4/2004, alla pagina 23 e seguenti. Il testo pare scritto apposta per lasciare spazio a più d’una interpretazione: si capisce però che  il concetto di trasparenza in uso nella Ue evoca le sensazioni che si provano a guardare il fondo di uno stagno attraverso le acque limacciose, appena smosse da una carpa spaventata.
La morale è questa: se abbiamo voglia di riunirci (noi ministri dei 27 Paesi) lo facciamo, altrimenti no. In ogni caso, sia che la riunione si tenga sia che non abbia luogo, non vi dobbiamo dire nulla. Roba da tardo impero. Fine della filippica.
Resta il fatto che le sorti dell’etichetta d’origine sono segnate. Una fonte vicina al dossier con cui ho avuto modo di parlare, mi ha chiarito il meccanismo. La decisione politica è stata presa nel Consiglio europeo del 7 dicembre scorso: l’Europa accetta la tracciabilità solo per le carni di manzo e di pollo (da noi era già in vigore). Di nuovo c’è che l’etichettatura diviene obbligatoria per la carne di maiale, ad esclusione dei salumi, e per quelle ovicaprine. Per il resto nisba. Non se ne parla neppure.
Il prossimo Consiglio europeo chiamato a ratificare in sede tecnica l’accordo politico è quello in programma il 22 o il 23 febbraio (prossima settimana): toccherà ai ministri agricoli dei Ventisette mettere la firma e stabilire i dettagli. Il resto non conta. Inclusa la nostra legge sulla tracciabilità varata dalla Camera il 18 gennaio scorso.
Le possibilità di ribaltare questa decisione nel Consiglio sono equivalenti a zero. Servirebbe un nuovo voto del Parlamento europeo dopo quello con cui il giugno scorso Strasburgo ha approvato a larghissima maggioranza una legge sull’etichettatura simile, se non del tutto identica, alla nostra.
Si tratta di capire se l’Europa è disposta ad accettare uno scontro istituzionale.

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