Due ricercatori americani, Joshua Rabinowitz e Caroline Bartman, esperti di genomica, hanno pubblicato un lungo articolo su New York Times intitolato «These coronavirus exposures might be the most dangerous», vale a dire quali esposizioni al virus potrebbero essere più pericolose. Una domanda che ci siamo posti tutti, al momento di uscire per fare la spesa o peggio per andare al lavoro. Le risposte che danno i due scienziati non sono definitive: del coronavirus che ha scatenato la pandemia si sa ancora abbastanza poco e soltanto i peracottari sfoggiano sicurezza. Ecco i passaggi principali dell’articolo. Non sono un esperto di biologia molecolare né di genomica, quindi spero di aver tradotto correttamente i termini scientifici.

Rabinowitz e Bartman
Rabinowitz e Bartman

DOSE VIRALE

«L’importanza della dose virale viene trascurata nelle discussioni sul coronavirus. Come con qualsiasi altro veleno, i virus sono generalmente più pericolosi in quantità maggiori. Le piccole esposizioni iniziali tendono a portare a infezioni lievi o asintomatiche, mentre dosi più elevate possono essere letali. E dal punto di vista pratico, non tutte le esposizioni al virus possono essere uguali. Entrare in un edificio che ospiti uffici», dove abbia soggiornato «qualcuno con il coronavirus non è pericoloso come sedersi accanto a quella stessa persona infetta per un viaggio di un’ora in treno». Un concetto che «può sembrare ovvio, ma molte persone non stanno facendo questa distinzione. Dobbiamo concentrarci maggiormente sulla prevenzione delle infezioni ad alte dosi».

IL CASO DELLA SARS NEL 2003

«Non sarebbe etico manipolare sperimentalmente la dose virale nell’uomo per un patogeno grave come il coronavirus, ma ci sono prove che la dose sia importante anche per il coronavirus umano. Durante l’epidemia di coronavirus della Sars nel 2003, a Hong Kong, ad esempio, un paziente ha contagiato molti altri residenti nello stesso  complesso residenziale, provocando 19 morti. Si ritiene che la diffusione dell’infezione sia stata causata da particelle virali disperse nell’aria. Come risultato di una maggiore esposizione virale, i vicini che vivevano nello stesso edificio non solo erano più frequentemente infettati, ma avevano anche maggiori probabilità di morire. Al contrario, i vicini più distanti, anche se infetti, hanno sofferto di meno».

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SCELTE SBAGLIATE

«Nonostante l’evidenza dell’importanza della dose virale, molti dei modelli epidemiologici utilizzati per informare la politica durante la pandemia la ignorano. E questo è un errore». In pratica, nelle campagne informative veicolate sui media, si potrebbe aiutare le persona ad evitare i pericoli maggiori. «Le persone dovrebbero prestare particolare attenzione alle esposizioni ad alte dosi, che molto probabilmente si verificano con contatti ravvicinati tra una persona e l’altra – come riunioni, locali affollati e momenti di tranquillità in una stanza con la nonna – oppure toccandosi in viso dopo aver ricevuto quantità notevoli di virus sulle proprie mani».

A MENO DI 6 PIEDI SOLO 6 SECONDI

«Le interazioni sono più pericolose in spazi chiusi e a breve distanza», tenendo presente che «la dose aumenta con il tempo di esposizione. I contatti occasionali che violano la regola di mantenere 6 piedi (in pratica un metro e 80 centimetri, ndA) tra te e gli altri, come pagare una cassiera al supermercato, devono essere più brevi possibile».  La raccomandazione è «a meno di 6 piedi di distanza, solo sei secondi. Mentre prevenire la diffusione virale è un bene sociale, evitare infezioni ad alte dosi è un imperativo personale, anche per i giovani sani».

IMBALLAGGI PER ALIMENTI

«Allo stesso tempo, dobbiamo evitare una reazione eccessiva di panico alle esposizioni a basse dosi. Gli indumenti e gli imballaggi per alimenti che siano stati esposti a qualcuno con il virus sembrano presentare un basso rischio. Le persone sane che stanno insieme nel negozio di alimentari o sul posto di lavoro corrono un rischio tollerabile, purché prendano precauzioni come indossare maschere chirurgiche e distanziarsi» le une dalle altre.

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