La difesa del made in Italy a tavola, quello vero, viene prima di tutto. E non siamo noi a doverci adeguare alle regole europee, che proteggono i furbetti dell’etichetta. Deve succedere il contrario. Luigi Scordamaglia, numero uno di Filiera Italia, la nuova associazione che rappresenta il meglio del settore agroalimentare del Made in Italy, lancia la sfida capace di ribaltare la prospettiva. Basta giocare sulla difensiva: la partita finale si disputa a Bruxelles. L’occasione è la conferma nel Decreto semplificazioni sbarcato in aula, al Senato, dell’emendamento sulle etichette trasparenti. 

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Luigi Scordamaglia

«La scelta di ammettere al voto dell’aula del Senato nel DL Semplificazioni l’emendamento  sulla norma relativa all’etichettatura di origine degli alimenti è una scelta che va nell’interesse del consumatore e anche dell’industria  del made in Italy alimentare e dell’intera filiera», afferma Scordamaglia. 

Una presa di posizione storica. Parole pesanti, destinate a lasciare il segno, per chi si occupa di politica alimentare. «Ora – aggiunge il numero uno di Filiera Italia – faremo in modo di spostare l’attenzione verso i prodotti realizzati in altri Paesi della Ue non assoggettati alle stesse regole che abbiamo noi». Che significano trasparenza sull’origine e pure sicurezza perché l’intensità dei controlli lungo tutta la filiera che si verificano nel nostro Paese non ha eguali, nemmeno nei Paesi come Germania e Francia che si arrogano il diritto di dettare le regole. 

«Fintanto che la Commissione non imporrà  le stesse regole di trasparenza ai furbetti” degli altri Paesi che, senza indicare in etichetta né lo stabilimento di produzione né l’origine, valida invece per i produttori italiani, contribuiscono a alimentare l’italian sounding – conclude Scordamaglia – la scelta dipenderà esclusivamente dal consumatore che dovrà essere sempre più consapevole  premiando con la propria scelta le aziende italiane che sposano la trasparenza».

Il messaggio è chiaro, potente e inequivocabile. Scrivo di questi temi da oltre un decennio, su questo blog ma non solo. E ho capito abbastanza per affermare che si tratta davvero di una presa di posizione epocale. Ora sta alla politica, al governo, ma soprattutto al ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio, unirsi alla sfida per il Made in Italy. La dimensione politica sarà decisiva.

Di nuovo c’è che non sono più soltanto gli agricoltori a invocare la trasparenza su origine e paese di lavorazione (stabilimento) dei prodotti alimentari. C’è la parte dell’industria che ha capito quanto la distintività degli alimenti prodotti dalla filiera agroalimentare italiana, sia decisiva nella competizione. Dentro e fuori dai nostri confini.

Facciamo in modo che l’occasione non vada persa. 

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